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In questi versi, scrive nella prefazione Mario Lunetta, c'è Roma, il variare delle stagioni, l'amore, la morte, in una visione disincantata che si nutre di disperazione filosofica ma anche di sporadici slanci di festosa adesione alla vita. Alla fine un diario-poemetto, come una ars poetica, miscellanea di aforismi e versi che richiama lo Zibaldone leopardiano.